Ascoltare come un Leader: ma, intanto, che differenza c’è tra ascoltare e sentire? In verità esiste una differenza sostanziale tra questi due verbi, che non differiscono solo nel vocabolario della lingua italiana, ma anche nei modi.
Sentire è un atto involontario. Si sente quando l’udito è sensibile a ciò che viene pronunciato e ai rumori che ci circondano. Udire è un atto fisico.
Ascoltare è un atto volontario. Si ascolta quando la mente è coinvolta per captare e capire le parole che ci vengono dette. Ascoltare è un’azione sia emotiva che intellettuale.
Goethe diceva: “parlare è un bisogno. Ascoltare è un’arte”.
Quindi possiamo dire che un Leader eccezionale è un Leader che sa ascoltare.
Un ascolto attento è un piccolo dono: quando le persone ci ascoltano, ci regalano il loro tempo. Non “prendono” del tempo da noi, ma ce lo danno. Il che ci manda un primo, importante segnale: essere importanti. Inoltre, quando un leader ascolta, ci da l’impressione di appartenere, sentimento che è uno dei più forti fattori motivazionali. Essere ascoltati ci fa sentire parte di un gruppo e se poi è il leader ad ascoltare, vuol dire che facciamo parte del gruppo del leader. Infinesentirsi ascoltati soddisfa anche un altro bisogno di base, cioè essere realizzati. Abbiamo l’impressione di avere una voce. Abbiamo la possibilità di contribuire, siamo dunque parte della soluzione.
Perché ascoltare è così difficile?
Esistono molte ricerche interessanti circa il modo in cui il nostro cervello privilegia le informazioni. Al fine di concentrarsi su un certo compito e su specifici dati, il nostro cervello spegne altre funzioni, inclusa l’elaborazione di dati emotivi. Quante volte ci è capitato di iniziare una conversazione ed ascoltare attentamente ogni parola, ma poi, senza accorgercene, ci distraiamo, e invece di ascoltare il problema pensiamo alle nostre vicende personali o lavorative. Sentiamo le parole ma non ascoltiamo davvero. Succede a tutti. Il perché è da attribuire alla diversa velocità con cui la nostra mente pensa e parla. Il pensiero e le idee sono molto più veloci del parlato. Quando qualcuno ci parla, la nostra mente tende a proiettarsi in avanti e a completare le sue frasi, a volte correttamente, altre volte in modo diverso da ciò che intende dire chi sta parlando. Così ascoltiamo ciò che ci dice la nostra mente, non quello che alla fine viene effettivamente detto. Inoltre nelle nostre vite così stressate, costringiamo il nostro cervello a fare il giocoliere, così quando ci sono troppe palline da maneggiare, inevitabilmente ne facciamo cadere qualcuna.
Come diventare un ascoltatore migliore?
- USA L’IMMAGINAZIONE E LA CURIOSITÀ: la curiosità è un alleato inestimabile per l’ascolto. Un proverbio giapponese dice: “anche l’altro lato ha un altro lato”. Questo per dire che tutti hanno una storia e che c’é sempre qualcosa che si nasconde fuori dal campo visivo. Combinando l’immaginazione e la curiosità possiamo entrare in quello stato di meraviglia e apertura che può permetterci di sentire molto di più di quello che viene detto esplicitamente.
- NON FINGERE: mandare segnali emotivi contrastanti, come ad esempio un sorriso “finto”, può innescare sfiducia, anche se non siamo consapevoli che stia accadendo. Sintonizziamoci dunque con le nostre emozioni, notiamole: quando siamo impazienti e ansiosi, per esempio, è improbabile che saremo dei buoni ascoltatori. Tuttavia, non essendo questi sentimenti “negativi” o “cattivi”, essi hanno un ruolo e uno scopo importante e difficilmente potremo essere efficaci se li mettiamo da parte. Quindi riconosciamo le nostre emozioni prima che si facciano troppo intense, così da avere più probabilità di risolvere il problema. Non facendolo rischieremo che le emozioni prendano il sopravvento, che la performance si abbassi e che le nostre capacità vengano pesantemente penalizzate.
- SOSPENDI E ATTENDI: per sospendere intendo smettere di fare altro e fermare le chiacchiere interiori. Quando vuoi partecipare ad un buon ascolto devi notare, non solo sentire le parole, devi osservarne il significato. Devi chiederti: “cosa c’é sotto la superficie?”.
Come Assessor in intelligenza emotiva, nelle sessioni di coaching che tengo con i miei clienti, utilizzo spesso il Modello di Six Seconds, in cui una delle competenze chiave è “Riconoscere i Sentieri Emozionali”.
A tal proposito ti lascio 3 domande che potranno aiutarti a sviluppare un ascolto migliore:
- Quali sono le tue reazioni tipiche quando hai troppo da fare?
- Quando ti trovi a pensare che qualcuno ti stia interrompendo?
- Quando ti senti impaziente?
E, se ti va, ti lascio anche un piccolo esercizio: pensa ad un momento in cui hai esercitato la tua leadership, torna a quel momento e rispondi a queste domande:
- Quali sono state le emozioni che ti hanno guidato?
- Cosa hai pensato in quella situazione?
- Cosa hai fatto in quella situazione che potresti replicare come atto di leadership?